TERREMOTO CARICHIETI: COSA FARE E COSA CI INSEGNA?

Parafrasando l’inizio di una famosa poesia leopardiana potremmo dire: quanto CARA mi fu questa Carichieti, e questa obbligazione, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte (di conoscenze finanziarie) il guardo esclude…In questo caso l’infinito è rappresentato dai buchi nel bilancio della banca, dal malessere di quegli azionisti ed obbligazionisti subordinati che hanno perso tutti i propri risparmi e dai tempi e incertezze delle probabili cause che questi si accingono ad intraprendere per cercare di recuperare qualcosa.

Carichieti è una delle 4 banche salvate, qualche settimana fa, con un decreto del governo che però, applicando le stringenti normative della nuova regolamentazione sui salvataggi bancari  (di cui avevo scritto proprio nell’ultimo articolo dell’11 novembre) che entrerà in vigore a partire dal nuovo anno, ha richiesto anche ai detentori di obbligazioni subordinate di partecipare alla copertura delle perdite per un totale di circa 800 milioni di euro (per le 4 banche). C’è da dire che se il governo avesse varato tale manovra nel 2016, la normativa lo avrebbe costretto a chiedere anche i soldi di altri obbligazionisti, per una stima totale di altri 2 miliardi, il che sarebbe stato devastante socialmente andando a colpire molti più risparmiatori.

Molte banche hanno spesso la (brutta) abitudine di consigliare ai potenziali risparmiatori le proprie obbligazioni, spesso non spiegando con sufficiente chiarezza le caratteristiche di tali prodotti e il dettaglio dei possibili rischi. Nel caso specifico, a fronte di un maggiore rendimento che viene garantito al cliente (quindi un fattore sicuramente allettante), le obbligazioni subordinate, in caso di fallimento di chi le emette, sono aggredite subito dopo gli azionisti (quelli esposti al maggior rischio) al fine di ripianare le perdite. Il problema è che chi le ha consigliate non ha considerato che non è la prima volta che una banca “fallisce” (Tercas in Abruzzo, senza andare troppo lontano, ne è un esempio), la normativa sui salvataggi bancari stava per essere modificata, la Carichieti era commissariata dal 2014. Com’è possibile che un impiegato o un direttore di questo istituto, alla luce di questi fatti, non abbia chiamato i propri clienti e allertato loro del possibile rischio, spingendoli a cambiare forma di investimento? La risposta è semplice: un conflitto di interessi grosso come una casa e una scarsissima professionalità.

I risparmiatori coinvolti sono in rivolta, gli avvocati e le associazioni dei consumatori stanno preparandosi a dare battaglia ed il governo, preoccupato di tale reazione, sta già pensando almeno ad una forma di rimborso parziale per coloro che hanno visto azzerare i propri investimenti (si parla di un fondo da 140 milioni).

C’è qualcosa di buono che possiamo imparare da questa vicenda? Mentre i correntisti Carichieti possono trarre le loro conclusioni da soli, suggerirei anche a tutti coloro che hanno un conto in banca e soprattutto degli investimenti (magari proprio in obbligazioni del proprio istituto bancario) di informarsi meglio presso professionisti seri e competenti in merito a quanto hanno sottoscritto, evitando di pensare che ciò che sta accadendo a queste 4 banche non possa un giorno accadere anche alla propria banca o al proprio risparmio.

Se qualche obbligazionista di Carichieti avesse letto il mio articolo scritto una decina di giorni prima che uscisse il decreto del governo, è molto probabile che adesso starebbe pensando: “Mi è andata bene questa volta, per fortuna mi sono informato in tempo”!!!

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