Siamo agli albori di un passaggio epocale nella diffusione della conoscenza tra uomini e civiltà grazie agli sviluppi attuali e futuri di intelligenza artificiale (AI) e realtà virtuale. Tutto questo apre scenari di grande sviluppo culturale per le società e gli individui ma allo stesso tempo pone rilevanti problemi di organizzazione sociale, politica oltre a nuovi interrogativi etici a cui rispondere.
Nella seguente analisi storica vedremo come si è giunti a questo momento di probabile “discontinuità storica”.
Nella storia di come il sapere umano si diffonde tra gli individui, un primo passaggio fondamentale è quello che vede la scrittura mettere nero su bianco lo scibile di tradizione orale e quindi di cultura dei popoli, accumulato nel passato. In ambito occidentale questo passaggio viene fatto coincidere, solitamente, con la scrittura dei testi di Iliade e Odissea, in un periodo databile tra i secoli VIII e V prima della nascita di Cristo.
La scrittura nasce con i Sumeri e gli Egizi, nel 3000 a.C. circa, tuttavia scrittura e letteratura non coincidono cronologicamente: infatti, i testi letterari più antichi, giunti fino a noi, sono databili verso la fine del III millennio a.C., circa 1000 anni dopo l’invenzione tecnica della scrittura. Nella storia della cultura occidentale, l’invenzione dell’alfabeto greco, ripreso dalla lingua fenicia, permise di trasferire su un supporto fisico la tradizione orale dei versi di Iliade e Odissea, per molto tempo recitati e non letti. Infatti, era compito di aedi e rapsodi, durante feste religiose, celebrazioni pubbliche o simposi, declamare le gesta degli eroi del passato. È provato che già durante la tirannia di Pisistrato, ad Atene, durante il VI secolo a.C. nella grande biblioteca ateniese fossero presenti dei libri ordinati di Omero e che i poemi di Iliade e Odissea venissero utilizzati per l’insegnamento degli allievi nelle scuole.
Secondo lo storico e filosofo Ivan Illich: “Il passaggio dalla tradizione orale a quella scritta segna una frattura epistemica, infatti, la scrittura introduce un nuovo stile cognitivo indicato come pensiero letterario (o alfabetico), il quale è un “pensiero argomentativo”, causale, che procede per analisi e sintesi e lavora non su oggetti concreti ma su concetti”.
Un secondo importante passaggio storico avviene grazie all’invenzione dei caratteri mobili per la stampa dovuta a Gutenberg. Infatti, nei molti secoli successivi ai fasti della civiltà ateniese, la tradizione orale rimarrà comunque fondamentale per la trasmissione della conoscenza, in quanto pochi erano in grado di leggere mentre i testi scritti erano pochi, costosi da produrre e la cultura e la capacità di leggere e scrivere erano prevalentemente relegate ai chierici: non a caso il recupero e la trasmissione fino ai giorni nostri di molti testi dell’antichità sono stati possibili solo grazie all’instancabile lavoro dei monaci amanuensi in epoca medioevale. Fino a circa il XIII secolo la lettura rappresentava un evento pubblico e molto meno individuale rispetto a come lo conosciamo oggi in quanto era affidata a qualcuno che leggeva a un pubblico fatto da dame e cavalieri, spesso nelle sale delle corti. La stessa produzione artistica medioevale (si pensi ai famosi affreschi giotteschi nella Basilica di Assisi) era volta a educare il popolo, non in grado di leggere o scrivere, attraverso il ruolo dell’immagine. Tutto questo cambia radicalmente nel 1455 con la pubblicazione della Bibbia da parte di Gutenberg, attraverso l’utilizzo di caratteri mobili che Johann aveva già sperimentato anni addietro, tra il 1436 e il 1440. Sembra che, nella prima edizione, furono stampate circa 180 copie, una tiratura straordinaria per quell’epoca.
Un terzo passaggio storico si realizza con la nascita della cinematografia alla fine del XIX secolo. Nel 1873 il fotografo inglese Eadweard Muybridge realizzò un primo filmato, della durata di qualche secondo, di un cavallo in corsa mettendo in sequenza una serie di 24 fotografie. Nel 1895 la prima proiezione in pubblico di un film da parte dei fratelli Lumiere segnò la nascita ufficiale del cinema i cui sviluppi sono oggi ben evidenti. L’invenzione del video è epocale in quanto permette di trasmettere la parola, la tradizione orale, senza utilizzare l’unica alternativa che per secoli era stata la scrittura. In particolare, l’esperienza unica dell’ascolto della parola si slega dal vincolo cronologico, dalla sua unicità rappresentativa e dal vincolo spaziale. Infatti, un’orazione (o una rappresentazione teatrale e via dicendo) può essere riascoltata in qualsiasi momento senza un nuovo intervento da parte del soggetto narrante o attore, è esattamente uguale a se stessa (anche una poesia ripetuta 10 volte in maniera impeccabile da un attore avrebbe differenze nel tono della voce o nelle pause, ad esempio) e può essere ascoltata in qualsiasi luogo attraverso un mezzo di riproduzione (tv, sala cinematografica o computer) senza dover essere fisicamente presenti nel luogo della sua produzione. La trasmissione dei canali televisivi via etere e l’invenzione più recente di internet hanno permesso una diffusione di contenuti in maniera massiccia e capillare in tutto il mondo civilizzato, fornendo un accesso alla cultura da parte degli individui come mai prima nella storia. Potremmo dire che lo sviluppo delle reti di comunicazione, dai canali televisivi alla rete internet, rappresenta per i contenuti video ciò che l’invenzione di Gutenberg ha rappresentato per il libro.
Oggi intravediamo un ulteriore passaggio epocale nella maniera in cui la conoscenza umana può essere trasmessa e nell’accessibilità o meno degli individui al sapere umano. Infatti, con lo sviluppo della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale, il processo di apprendimento e di trasferimento di cultura e sapere potrà diventare sempre più esperienza diretta dell’individuo e sempre meno mediata dal “medium” della parola, testo o video. In un futuro che è già realtà l’utilizzo di visori in 3D e tute sensoriali indossabili renderà possibile a ciascuno di noi l’esperienza diretta, sebbene virtuale, di una battaglia del passato, di un discorso di un condottiero, di una lezione di un filosofo, dandoci l’impressione di essere presenti nel momento in cui l’evento accade, come se lo vivessimo nella nostra vita reale. L’AI permetterà di dialogare “direttamente” con Pericle, Dante o Leonardo, facendoci spiegare direttamente dagli autori il significato delle loro opere o delle loro gesta. Alla tradizione orale, al libro, al video, si affiancherà quindi la trasmissione del sapere quale esperienza diretta, attraverso un viaggio nel tempo non fatto più solo di immaginazione personale leggendo un testo di un racconto storico, ad esempio, o della constatazione visiva guardando un video che risulta immutabile e con il quale non è possibile interagire, ma anche attraverso l’interazione con l’evento storico che si sta studiando o il fenomeno chimico-fisico che si sta osservando.
Se volessimo azzardare una previsione di un futuro passaggio nella storia della capacità dell’uomo di apprendere e trasmettere conoscenza, potremmo immaginare che la conoscenza di una singola materia o fatto storico possa essere caricata direttamente nel cervello umano attraverso una connessione elettronica, similmente a come oggi carichiamo un software su un pc. È di questi giorni l’annuncio che Neuralink, la società di neurotecnologie fondata da Elon Musk, ha ricevuto l’autorizzazione a testare i suoi impianti celebrali direttamente sul cervello umano. Un primo passo che potrebbe aprire in futuro la strada a una connessione sempre più forte tra biologia umana e mondo digitale e robotico.
Sono passati oltre 900 anni da quando Wiligelmo scolpì le storie della genesi che oggi possono essere ammirate sulla facciata del Duomo di Modena, eppure da quelle quattro lastre possiamo trarre degli spunti significativi per la nostra analisi. In primis, lo strumento della forma marmorea che assolve al ruolo educativo per il popolo analfabeta, una sorta di Biblia pauperum, oggi ha ceduto il passo a mezzi nuovi quali il video e l’esperienza di realtà virtuale potenziata dall’intelligenza artificiale. La scoperta del bene e del male se nella storia della genesi comporta la cacciata dal paradiso e la condanna al lavoro per l’uomo, nella realtà storica implica per l’uomo pericoli e continue domande etiche. La domanda centrale è: fino a che livello e con quale grado di capillarità è accettabile per la stessa evoluzione e sicurezza della società umana la diffusione di conoscenza tra gli individui? Se da un lato, infatti, la diffusione del sapere tra gli uomini ha prodotto e produce progresso nella storia umana, dall’altro il controllo del sapere ha un risvolto etico ma anche pratico di sicurezza sociale e di organizzazione politica. Infatti, il sapere può essere usato da un uomo contro un altro uomo, da una società o da un individuo contro un singolo o una collettività. Lo sviluppo della ricerca sul nucleare, se da un lato ha prodotto sviluppi nel campo della fisica e della produzione di energia, dall’altro ha dotato alcune comunità di armi in grado di annientare non solo altre comunità di uomini ma di compromettere la stessa esistenza della civiltà umana. L’accesso da parte di gruppi terroristici al dark web per il traffico di armi, d’informazioni privilegiate o rubate, la capacità con cui gli hacker possano entrare nei sistemi informatici di enti pubblici o aziende, sono solo altri esempi di come la pervasività e l’accesso al sapere rappresenti una grande risorsa per la civiltà ma allo stesso ponga problemi etici e politici sul suo controllo. Il pericolo, come rappresentato da Wiligelmo, è che Caino alzi allora la mano contro Abele, usando il suo sapere contro suo fratello.
Con l’intelligenza artificiale potremmo spingerci anche oltre: un nuovo Adamo, creato dall’uomo in questo caso nella veste di creatore, che potrebbe disubbidire alla volontà del padre, mangiando il frutto proibito e rivoltandosi contro colui che lo ha creato. Fuor di metafora vale la pena ricordare quanto dichiarato, pochi giorni fa, da Eric Schmidt, ex CEO di Google, secondo il quale l’AI potrebbe arrivare a danneggiare o uccidere un gran numero di persone attraverso la scoperta di falle nei sistemi informatici e di nuovi tipi di biologia potenzialmente dannosi per gli uomini. Si unisce al coro di massima attenzione sulla nuova tecnologia anche Sam Altman, CEO di OpenAI, la società creatrice di Chat-gpt, che ha indicato, in base quanto riportato sul sito del Center for AI Safety, ossia l’organizzazione che si occupa di sicurezza dell’intelligenza artificiale, come: “Mitigare il rischio estinzione causato dall’AI dovrebbe essere una priorità globale, insieme ad altri rischi sociali su vasta scala come le pandemie o la guerra nucleare”. Vale la pena ricordare che gli stessi algoritmi che muovono l’AI sono prodotti dall’uomo che, nella loro generazione, ha il compito morale ed etico di inserire dei meccanismi di salvaguardia nei confronti della collettività, ben consci che possano esistere altre comunità di individui pronti a modificare in senso meno etico e a proprio favore quegli stessi algoritmi creando AI pronte a danneggiare l’interesse di altre comunità, culture e popoli.
In questo senso la regolamentazione sull’accessibilità alla conoscenza e l’uso etico o meno che di questa se ne vuol fare, non solo rappresentano temi fondamentali all’interno delle società degli umani ma lo saranno sempre di più nel rapporto tra umano e il nuovo Adamo rappresentato, in futuro, dalla società dell’AI e dei robot. In un mondo sempre più ipertecnologico sarà importante rimettere al centro dell’attenzione i valori dell’etica e dell’umanesimo.
P.S. Alla luce di queste tematiche è rilevante, che al fine di una corretta pianificazione finanziaria personale, vengano considerati, in collaborazione con il proprio consulente finanziario, anche attraverso un piano di accumulo, soluzioni di investimento relative alle tematiche della cybersecurity e dello sviluppo dell’Artificial Intelligence.