Oggi cercherò di fare il punto della situazione sui mercati azionari, alla luce dei recenti rialzi dei tassi di interesse e delle prospettive di inflazione, cercando di individuare i possibili settori di maggiore interesse in cui investire nel 2021. Partiamo da una similitudine: che ci sia il sole o la pioggia, che tu sia triste o allegro, se partecipi ad una corsa di cavalli ci sarà sempre un cavallo che vince e molti che perdono. Allo stesso modo, sui mercati finanziari, che tu abbia molte o poche risorse da investire, che tu sia spavaldo o timoroso nell’investire, ci sarà sempre il mercato, il singolo settore, la singola azione, obbligazione o semplicemente strumento finanziario che farà bene e quello che farà male.
Indubbiamente uno dei cavalli più vincenti del 2020 è stato l’indice Nasdaq 100, che raccoglie le azioni a maggior contenuto di crescita ed innovazione sul mercato americano, salito di quasi il 50%, grazie soprattutto al contributo di alcuni dei suoi principali componenti quali Apple (che ha un peso dell’11% sull’indice), Microsoft (9,5%), Amazon (8,4%) e Tesla (4,3%). Per quanto ancora simili performance sono sostenibili?
Dal grafico su base mensile del Nasdaq 100 dal 2000 si notano un paio di cose interessanti. La prima è che l’angolazione di ascesa del trend è cresciuta via via nel tempo (circa 20 gradi tra il 2010 il 2016, 47 nei due anni successivi, 61 nel 2019 e 80 gradi da crollo di marzo 2020 fino ad oggi) fino a raggiungere quasi una salita verticale nell’ultimo anno, una situazione simile a quanto accaduto nel 2000 prima dello scoppio della Internet bubble. La seconda è che quelle che si chiamano ombre superiori sul grafico a candele giapponesi, solo in pochi casi sono state così estese rispetto al corpo della candela, una situazione ripetutasi a febbraio e gennaio del 2021, a dimostrare come ci siano pochi compratori (o molti venditori se vogliamo) sui nuovi massimi. Spesso queste situazioni sono state seguite da correzioni dell’indice. Abbiamo quindi tutte le premesse grafiche per una possibile correzione.

Per entrare nel dettaglio analizziamo in grafici dei 4 maggiori componenti dell’indice:
Apple
Dal grafico settimanale si nota una rottura al ribasso della trendline ascendente partita da marzo. Attualmente una seconda trendline tracciabile da settembre cerca di difendere il livello di 118 dollari per azione, che se non dovesse tenere potrebbe riportare il titolo verso i 100 dollari. Si notano anche importanti volumi di vendita nell’ultima settimana di febbraio e gennaio. Su base fondamentale il target price di consensus del titolo è 150 dollari e presenta un forward P/E di 27.

Microsoft
Microsoft mostra un solido trend ascendente a partire da fine 2019, solo momentaneamente interrotto dalla caduta di marzo 2020. Da luglio 2020 i prezzi si muovono in un canale laterale, rotto al rialzo nelle ultime settimane ma un ritracciamento verso la base del canale, in area 200 non sarebbe scandaloso, anche considerando i volumi di vendita in aumento nell’ultima settimana, e non andrebbe ad inficiare il trend di fondo. Dei 4 titoli è quello meglio impostato probabilmente. Target price di consensus a 270 dollari, forward p/e a 29.

Amazon
Amazon mostra un solido trend di crescita dal 2017, un forte balzo all’insù a partire da aprile 2020, e poi una situazione di lateralità da luglio in poi. La rottura della base del canale a circa 2900 potrebbe riportare il titolo verso i 2500. Situazione di incertezza, considerando anche i multipli elevati (forward p/e a 49), anche se il consensus è molto positivo con target a 4000.

Tesla
Sul grafico mensile si nota una verticalizzazione del grafico nell’ultimo anno insostenibile nel lungo periodo, anche se le vendite sulla barra di febbraio non registrano forti volumi. Su base settimanale, dopo alcune settimane in laterale, la violazione di 717, minimo anche del mese di gennaio, sembra aver rotto gli indugi al ribasso e un supporto possibile è ora in area 500, dove passa anche la trendline ascendente. Il titolo è impostato al ribasso, presenta multipli esagerati (forward p/e di 130), target di consensus a 600, sotto le attuali quotazioni, ha deluso anche le attese negli ultimi dati di bilancio trimestrali, oltre ad aver ricevuto molte critiche sul ruolo eccessivo della vendita dei certificati verdi nella sua profittabilità aziendale rispetto a core business delle auto.


Dando uno sguardo più vicino a casa, dal grafico mensile su Eurostoxx 50 notiamo come ci sia una forte resistenza in area 3750-3840, che ha già respinto al ribasso le quotazioni nel 2015, 2017 e 2020. Sarà il 2021 la volta buona per rompere al rialzo questa barriera, grazie magari al sostegno dei recovery plan? Possibile ma più probabile prima una pausa di “riflessione”.

Il fattore scatenante delle flessioni degli indici nei giorni scorsi già caratterizzati da eccessi grafici, è riconducibile al timore di un ritorno dell’inflazione, e al rialzo dei tassi di interesse, soprattutto negli Stati Uniti: si può notare, infatti, l’accelerazione della salita sul decennale americano, a partire da fine gennaio, che ha spinto il rendimento dall’ 1% all’1,5% in poche settimane.

Le obbligazioni con scadenze lunghe, se non indicizzate all’inflazione, se da un lato hanno rappresentato un valido porto sicuro in un momento di turbolenza dei mercati azionari, sono attualmente da maneggiare con cura, come già spiegato in un’analisi della casa di investimento Algebris (vedi mio articolo del 2 Ottobre 2020) mesi fa e come solo pochi giorni fa indicato da Warren Buffet, il più famoso investitore al mondo. Nella sua lettera agli azionisti Buffet scrive: “Bonds are not the place to be these days”. Buffett aggiunge che i tassi negativi sui debiti sovrani in alcuni paesi quali Germania e Giappone penalizzano fortemente i fondi pensione e le assicurazioni che hanno e avranno difficoltà a generare rendimenti e la ricetta, a suo parere, non è puntare su obbligazioni sostenute da prestiti più rischiosi solo per avere un maggior rendimento.
Tornando all’effetto rialzo dei tassi di interesse si nota l’impatto nella performance settoriale negli ultimi 7 giorni, dove i comparti maggiormente sensibili in negativo, immobiliare ed utilities, ma anche i tecnologici, hanno sofferto molto più rispetto a settori che invece possono beneficiarne quali le banche o le materie di base.

E qui si torna al discorso dei cavalli: pur in un mercato che tende a correggere e che probabilmente continuerà a farlo per ridurre gli eccessi di breve, ci sono i cavalli vincenti e quelli perdenti.
Se questa è l’analisi cerchiamo allora di formulare qualche previsione e consiglio di investimento.
Alcuni indici azionari mostrano chiari eccessi di ipercomprato e correzioni potrebbero solo che essere salutari. Sul timing è più complicato esprimersi. Le statistiche sulla stagionalità sono a favore di rialzi nei mesi di marzo ed aprile, per cui una correzione più marcata potrebbe solo essere rimandata di qualche mese ? Ogni circostanza va contestualizzata: marzo e aprile 2020 hanno registrato performance terribili, ampiamente fuori della ricorrenza statistica, e un anno dopo ci troviamo con molti indici che hanno corso molto e assai verticalizzati, quindi a rischio di correzioni.

In questo contesto vale più la pena puntare su singoli settori, analizzando una possibile rotazione settoriale a partire da quelle che sono state le performance nello scorso anno.

I settori maggiormente penalizzati sono stati quello finanziario ed energetico che quindi, in un contesto di normalizzazione, dovrebbero fare meglio degli altri: la ripresa delle attività economiche post pandemia legata ad un maggiore spinta inflazionistica dovrebbe continuare a supportare il recupero dei titoli petroliferi. Il grafico su base mensile del prezzo del petrolio mostra un netto recupero dai minimi di un anno fa e sembra aver raggiunto un punto critico, dove la trendline di lungo periodo potrebbe respingere di nuovo i prezzi o più probabilmente essere bucata al rialzo, con quotazioni comunque difficilmente sopra i 70-75 dollari al barile.

Le performance settoriali da inizio anno dimostrano come gli operatori economici abbiano puntato su questo settore, che dovrebbe continuare la sua performance positiva, insieme a quello finanziario (da valutare con selettività) e delle basic materials, scommettendo su una ripresa economica e protezione dall’inflazione. Altro settore destinato a sovraperformare è quello del travel and leisure, ovvero legato al recupero delle attività delle compagnie aeree, crociere, degli hotel, delle scommesse sugli eventi sportivi e così via.

Vorrei ricordare come nel mio articolo dell’8 giugno 2020 consigliavo già di entrare sul settore oil e alcuni titoli travel quali Boeing e Norwegian Cruise: il punto di ingresso sarebbe stato migliore ma rimangono ancora dei margini di recupero.



Anche il FTSEMIB Italia, che praticamente è in laterale da oltre 10 anni, potrebbe riacquistare una sua centralità considerando il peso che hanno nell’ indice gli energetici quali Eni ed Enel (25%), quest’ultima particolarmente attiva nel promettente settore delle rinnovabili, banche (15%) e assicurazioni (10% includendo anche Poste Italiane). Ovviamente nel caso delle banche c’è da considerare l’eventuale effetto negativo sulle quotazioni dei titoli di stato italiano, ampiamente detenuti dalle banche domestiche, per cui l’effetto finale è più difficile da stimare. In questo senso, di maggior interesse e prospettiva, per il mercato italiano, sono titoli mid e small cap.
Conclusioni: è il momento di puntare più su singoli settori e tematiche di investimento piuttosto che sul mercato azionario in toto, soprattutto su alcuni indici che sembrano aver corso in maniera eccessiva negli ultimi mesi e hanno probabilmente bisogno di una pausa. In questo senso il supporto di un valido consulente è senza dubbio di aiuto.