COME SCONFIGGERE LE PANDEMIE? INVESTIRE NELL’AMBIENTE

Investire nella protezione ambientale e in sviluppo sostenibile è la ricetta non solo per portare a casa dei rendimenti ma soprattutto per proteggerci da future pandemie.

Qualche giorno fa l’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), ovvero un’organizzazione intergovernativa creata nel 2012 da 94 nazioni con il compito di promuovere e rafforzare le politiche di protezione della biodiversità ambientale e favorire una crescita sostenibile dell’umanità, ha pubblicato uno studio intitolato “Escaping the Era of Pandemics” in cui si sostiene che, se non si cambia approccio nell’affrontare i rischi pandemici attraverso la protezione ambientale, in futuro le pandemie scoppieranno con maggiore frequenza, si diffonderanno più velocemente e faranno più danni economici e sociali del Covid 19. Lo studio ricorda che quella attuale è la sesta grande pandemia a partire dalla Spagnola del 1918 la cui diffusione è legata ad attività umane. Si stima che esistono oltre 1,7 milioni di altri virus nei mammiferi e negli uccelli, di cui circa la metà avrebbe la capacità di infettare la popolazione umana. Le stesse attività umane che contribuiscono a distruggere la biodiversità e aumentare i rischi di cambiamenti climatici sono alla base dell’aumento di rischi di nuove e più pericolose pandemie. L’uso sconsiderato del suolo, la deforestazione selvaggia, l’espansione di un’agricoltura non sostenibile, il commercio internazionale legale e non di specie animali selvatiche danneggiano la natura e in suo equilibrio, aumentando il contatto tra gli animali selvatici, il bestiame, i patogeni e le persone. Secondo alcune valutazioni il costo dell’attuale pandemia avrebbe raggiunto tra gli 8 e 16 trilioni di USD a luglio 2020 e potrebbe arrivare a 16 trilioni di USD solo negli USA entro la fine del 2021. Gli esperti stimano che i costi relativi alla prevenzione di pandemie sarebbero 100 volte inferiori a quelli necessari a fronteggiarle.

Da queste considerazioni emerge chiaramente come sia fondamentale indirizzare non solo gli sforzi politici e di opinione pubblica ma anche quelli finanziari verso investimenti che promuovano la protezione dell’ambiente, l’efficientamento energetico, l’uso delle energie rinnovabili. Per fortunanon solo si assiste ad un costante interesse da parte degli investitori retail per investimenti “green” ma la stessa industria del risparmio gestito si interroga sulle misure da mettere in atto al fine di poter favorire questa tendenza.

Chris Horn, il fondatore e gestore di TCI Fund Management, uno dei maggiori hedge fund al mondo, ha scritto, attraverso la sua fondazione, The Children’s Investment Fund Foundation, a 7 dei principali asset manager al mondo, in particolare Blackrock, Fidelity, Vanguard, JP Morgan, Capital Group, Goldman Sachs e State Street Global Investors, chiedendo loro di fare pressione sulle società in cui investono al fine di creare dei progetti di riduzione e progressiva eliminazione delle emissioni nocive in atmosfera. Dalle analisi delle votazioni nelle assemblee delle società quotate risulta che questi grandi investitori stanno facendo ancora poco e in maniera non efficiente per contrastare il global warming. A suo parere i grandi fondi pensione dovrebbero allontanare quei gestori che non usano i loro poteri di voto, nelle assemblee degli azionisti, per spingere le società a mettere in piedi dei credibili piani di transizione verso un’attività produttiva ad emissioni zero. Al contrario, The Children’s Investment Fund Foundation si è impegnata a donare oltre 150 milioni di USD nel 2020 a favore di programmi per combattere i cambiamenti climatici.

Le società di gestione hanno ricevuto critiche recenti anche da parte della TCFD (Task force on Climate related Financial Disclosures), una task force creata nel 2015 su mandato del Financial Stability Board, venendo accusate di non fornire sufficienti informazioni ai loro clienti riguardo ai rischi climatici legati alla società in cui investono. In aggiunta TCFD ha indicato come necessari ulteriori progressi anche da parte delle società quotate nel pubblicare una maggiore quantità e qualità di dati relativi agli impatti ambientali delle loro attività. La critica evidenzia che, sebbene ci siano stati dei progressi in questi anni, il tasso di adozione di una reportistica adeguata è troppo basso. Per accelerare tale processo alcuni regulators si stanno muovendo in tale senso: entro marzo 2021, ad esempio, entrerà in vigore un nuovo regolamento europeo che rende obbligatoria la pubblicazione on line, da parte delle società, di report sulla sostenibilità ambientale.

Conclusioni

E’ non sono possibile ma assolutamente cruciale ridurre i rischi di future pandemie attraverso un massiccio spostamento di risorse finanziarie da investimenti e società nemiche dell’ambiente a progetti e corporations che proteggono l’ambiente e combattono i cambiamenti climatici.  Tra i fattori che possono incentivare questo fenomeno di sicuro rilievo è la nuova presidenza degli USA di Biden, ormai ad un passo dalla proclamazione, a favore di investimenti verso energie rinnovabili e meno legate alle lobby petrolifere, soprattutto se poi potesse contare anche su una maggioranza dei democratici nel Senato americano, cosa possibile ma complicata al momento.

Anche l’adozione di criteri ESG (Environmental, Social e Governance) rappresenta un ulteriore caratteristica da ricercare nei propri investimenti. Tali criteri, infatti, cercano di selezionare gli investimenti sulla base di emissioni di anidride carbonica, crescita della popolazione, sicurezza alimentare (ambiente), diritti umani, condizioni di lavoro, lavoro minorile (sociale), qualità dei consigli di amministrazione, remunerazione degli amministratori (governance). Tra le diverse interessanti opportunità che investono nel cambiamento climatico troviamo, ad esempio, il Nordea Climate and Environment e lo Schroders ISF Global Climate Change, giusto per citare alcuni fondi.

In conclusione, il consulente riveste un ruolo importante nel saper indirizzare l’investitore non solo verso soluzioni di investimento di sicura redditività ma soprattutto destinate a salvaguardare il benessere fisico e sociale della collettività e delle future generazioni. All’investitore è data l’opportunità, insieme ad un dovere quasi morale, di approfondire tali tematiche di investimento.

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